Poesia del 1920
di Cesare Pascarella
Ecco er fatto. Lo prese drent’al letto,
Dove stava in campagna in d’un casino;
Je sigillò la bocca cór cuscino,
E j’ammollò ‘na cortellata in petto.
Poesia del 1920
di Cesare Pascarella
Ecco er fatto. Lo prese drent’al letto,
Dove stava in campagna in d’un casino;
Je sigillò la bocca cór cuscino,
E j’ammollò ‘na cortellata in petto.
Articolo del 2005
Scritto da Vittorio Lorenzoni
L’idea di arruolarmi in Marina mi venne non da un bisogno economico, né da dissapori in famiglia, né tantomeno dal miraggio di una carriera. E semmai dovessi ricercarne l’origine dovrei allora risalire ai tempi della mia prima infanzia, a quando cioè andavo via via divorando tutta la serie dei “Salgari” e dei Verne”, ai quali debbo pertanto attribuire gran parte del merito o della colpa della mia determinazione.
Come ognun sa il primo giorno d’aprile è d’uso tare delle burle al prossimo: lo scherzo, spesso. consiste nel mandare una persona a cercare in un certo luogo una cosa che non troverà.
ll nome si spiegherebbe con un’antica usanza fiorentina di mandare i beffati a comprare del pesce in una piazza dove il pesce era solo effigiato in un bassorilievo.
Articolo del 2005
Ho letto, con dolore, che è stato commesso qualche atto di sciocca ostilità contro un locale di culto, la piccola “moschea” mussulmana di Civita Castellana ed ho subito sentito il desiderio di incontrare la piccola, pacifica comunità islamica locale.
Nel mio piccolo, volevo manifestar loro il mio rincrescimento e, come italiano, scusarmi per la barbarie e l’ignoranza di alcuni nostri connazionali.
Nella piccola moschea sono stato accolto come un fratello: Salam Aleicum! ( non so se ho trascritto bene ma è l’equivalente dell’ ebraico Shalom! o del nostro Pace e Bene! ) il saluto intercorso con subitaneo affetto tra di noi.
Articolo del 2005
I recenti atti vandalici contro la piccola moschea di Civita Castellana e le mostruose notizie, in questi giorni, apparse sui giornali (infanticidi, attentati, assassinio dei propri genitori ed altri delitti per futili motivi, incendi dolosi etc. etc.) mi hanno indotto a riflettere sulle motivazioni che possano spingere ad azioni tanto incomprensibili e assurde.
La causa di tante follie credo di essere riuscito ad individuarla nei modelli che ci vengono proposti; ad esempio dalla nostra domestica diseducatrice: la televisione.
Poesia del 2005
di Ilaria Anselmi (9 anni nel 2005)
Mi ricordo ancora
quando mi addormentavo
tra le tue braccia,
mamma,
braccia che come la seta
mi cullavano dolcemente!
la mia testolina piccola e innocente
si appoggiava sul tuo seno
morbido come il velluto.
Articolo del 2005
Come tutti sanno la preghiera del Padre Nostro è divisa in due parti una prima parte già trattata riguarda Dio e il Suo Regno ed una seconda parte che si apre con dacci oggi il nostro pane quotidiano ” e quella che riguarda le nostre necessità umane, materiali e spirituali.
La parte che riguarda Dio e il Suo Regno è posta per prima perché è ritenuta la più importante: in una società orientata dagli Insegnamenti Divini i problemi materiali e spirituali dell’uomo sono già risolti e a nessuno può mancare il pane quotidiano, immagine e simbolo delle necessità primarie dell’uomo.
Articolo del 2005
Chi di voi se possedesse un’unica, sofisticatissima macchina elettronica o meccanica la sottoporrebbe a danneggiamenti certi alterando le tensioni di funzionamento o non usando i lubrificanti prescritti?
Certamente nessuno.
Eppure qualcuno fra noi fa proprio questo: la macchina più perfetta e sofisticata che possiamo immaginare ci è già stata fornita da madre natura: è il nostro cervello.
Articolo del 2005
Sembra opportuno commentare insieme queste due frasi che, di fatto, ribadiscono lo stesso concetto con una differenza sostanziale nel significato della parola “Regno” quando dal piano umano venga riferita a Dio.
I regni degli uomini sono regni di violenza, di imposizioni con la forza, di volontà non propria, di servitù imposta.
Poesia di Ezio Bruzziches
Ottobre 2005
Da quanno che sto monno è popolato,
esiste un male che un se po’ guarì,
gnesciuna medecina l’ha curato,
lo chiamono lo male da quatrì.
Li sintomi sò guasi sempre uguale,
chi ce l’ha un po’ più forte e chi più lieve,
c’e chi se sente solo un po’ de male,
chi invece ce se fa pià la freve.