Un naso finto, du’ baffi appiccicati,
un vestito che jè venuto in mente:
s’è voluto cambià li connotati
pe’ fasse crede un antro da la gente.
Un naso finto, du’ baffi appiccicati,
un vestito che jè venuto in mente:
s’è voluto cambià li connotati
pe’ fasse crede un antro da la gente.
Poesia di Ezio Bruzziches
‘Vorrei essere una bestia”,
per andar libero e lieto,
per distese sconfinate,
senza limiti e alcun veto.
Vorrei essere una bestia
e l’istinto mio esternare
senza falza pudicizia,
da reprimere o frenare.
Ai miei tempi gli uomini erano orgogliosi di essere uomini: potevano permetterselo perché nessuno contestava il loro ruolo, chiaramente distinto da quello della donna.
Conquistato l’amore di una donna s’instaurava un legame affettivo definitivo, che, salvo non frequenti eccezioni, durava, nella buona e nella cattiva sorte, tutta la vita.
Ho chiesto all’amico Vittorio Lorenzoni, apprezzatissimo dai nostri lettori per le sue poesie in dialetto caprolatto, che cosa fosse il “ mannataro “ di cui, in un suo scritto, dice di rimpiangere la voce che udiva da giovane-
Mi ha spiegato che il mannataro era il membro di una locale confraternita che, in piena notte, attraversava le strade del paese gridando, di tanto in tanto frasi del tipo: “ Ricordati che devi morire! “, “ Polvere sei e polvere ritornerai! “: